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Sangue infetto

2 dicembre 2010, City Italia

Sangue infetto

Risarciti 443 italiani contagiati da Hiv

Per colpa di farmaci emoderivati, fabbricati con sangue non controllato, in migliaia hanno contratto anche l’epatite. A risarcirli saranno quattro multinazionali

Un gruppo di 443 italiani contagiati dall’epatite e dall’Aids per colpa di farmaci emoderivati (cioè prodotti con plasma) sono stati risarciti da quattro multinazionali, in una causa giudiziaria che si sta svolgendo a Chicago.
Le persone, migliaia nel mondo, che sono state contagiate (e sono morte nel frattempo) sono dei malati di emofilia o talassemia che negli anni Ottanta hanno assunto i farmaci senza sapere che erano stati fabbricati con sangue infetto.
La causa era stata avviata nel 2003 contro Bayer, Baxter, Aventis-Behring e Alpha, produttrici e distributrici di farmaci per il trattamento dell’emofilia.
C’è un nesso diretto, secondo quanto viene contestato dai ricorrenti alle quattro multinazionali, fra i prodotti e la trasmissione dell’Hcv e dell’Hiv, virus che possono causare l’epatite C e l’Aids.
Le parti lese sono parecchie migliaia e risiedono in diverse parti del mondo. Per l’Italia è sceso in campo lo studio legale torinese Ambrosio & Commodo impegnando gli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Commodo, Stefano Bertone e Marco Bona, che hanno raccolto i singoli casi denunciati nel territorio nazionale.
I farmaci in contestazione sono stati venduti tra il 1978 e il 1985. Secondo l’accusa, nella loro produzione sono state seguite modalità assolutamente inadeguate: il sangue necessario per la loro preparazione veniva raccolto da donatori detenuti nelle carceri, reperito in paesi del terzo mondo o persino acquistato - sempre secondo quanto denunciato - in una sorta di mercato di sacche di plasma che si svolgeva al confine fra Messico e Texas.

#Un risultato piccolo ma storico
“È un risultato storico, anche se piccolo e non del tutto soddisfacente: avremmo preferito vedere i colpevoli inchiodati alle loro responsabilità”: lo ha detto Luigi Ambroso, 48 anni, di Vicenza, presidente del Comitato 2010/92 che ha avuto parte attiva nella causa legale intentata negli Stati Uniti per il caso dei farmaci contaminati, commentando l’indennizzo ricevuto dalle quattro multinazionali.
La magistratura di Chigaco ha stabilito una sorta di “non luogo a procedere”, affermando che la sede competente per i ricorsi è da rintracciare nei singoli Stati (sono ventidue, sparsi in tutto il mondo) in cui risiedono le parti lese.
“In ogni caso - afferma Ambroso - si tratta pur sempre di un riconoscimento, per quanto modesto. E dimostra che, se non ci si arrende, anche dopo 30 anni è possibile ottenere dei risultati. È non è finita qui - conclude - ci sono ancora delle partite da giocare”.

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