27/01/2005
Gli orrori dei lager nazisti: responsabilità dei medici e dell‚industria farmaceutica
Il 27 gennaio 1945 l‘Armata Rossa libera il campo di sterminio di Auschwitz. Sessanta anni dopo il mondo ricorda con la Giornata della memoria il genocidio di sei milioni di ebrei.
Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale in Europa c‚erano circa nove milioni e mezzo di ebrei. Dopo la shoah erano tre milioni e mezzo.
Ad Auschwitz, nel laboratorio presso il blocco numero 10 del campo, il dottor Joseph Menegle compie esperimenti agghiaccianti soprattutto su coppie di gemelli. Effettua operazioni senza anestesia, mutila, inietta virus, procede a castrazioni, sterilizzazioni, congelamenti ed ad altri orrori incredibili.
Nelle fabbriche della Bayer, in cui furono costretti a lavorare gratuitamente migliaia di deportati, fu prodotto il famigerato zyklon-B, il gas usato per lo sterminio degli ebrei. Nel 1947 diversi suoi dirigenti furono condannati per crimini di guerra.
Recentemente, documenti declassificati di provenienza britannica e sovietica hanno indicato che il totale potrebbe essere superiore a quanto ritenuto in precedenza. Ad ogni modo, le seguenti stime sono considerate altamente affidabili: 5,6-6,1 milioni di ebrei; 3,5-6 milioni di civili Slavi; 2,5-4 milioni di prigionieri di guerra; 1-1,5 milioni di dissidenti politici; 200.000-800.000 tra Rom e Sinti; 200.000-300.000 handicappati; 10.000-250.000 omosessuali; 2.000 Testimoni di Geova.
Una delle più terribili pagine della „scienza medica“ fu scritta durante il nazismo. I detenuti dei lager subirono maltrattamenti perversi, la fatica del lavoro forzato che li portava alla morte, la fame, tutte le atrocità che conosciamo anche attraverso testimonianze di persone che hanno vissuto quei momenti e attraverso filmati, che ci continuano a toccare profondamente in un dolore sempre nuovo. Oltre a tutto ciò furono utilizzati come cavie umane. I medici nazisti attraverso gli esperimenti volevano provare „scientificamente“ la superiorità della razza ariana, per giustificare la distruzione di intere popolazioni ritenute „inferiori“. Per quest‘ultimo fine furono istituiti esperimenti sulla sterilizzazione di massa che portarono alla morte migliaia di donne e uomini attraverso terribili tormenti.
Ma la follia ed il sadismo non si arrestarono, furono effettuati esperimenti al solo fine di annichilire le persone ed umiliarle all‚inverosimile. Anche l‘industria si rese complice delle torture inflitte ai prigionieri, sostenendo economicamente la sperimentazione di nuovi farmaci. Heinrich Himmler, l‚„architetto del genocidio“, uno degli uomini più potenti della Germania nazista, comandante di tutte le forze di polizia tedesca, si assunse la completa responsabilità circa la „ricerca scientifica“ su cavie umane e in tal modo diede un‘ulteriore giustificazione alle coscienze di chi effettuò tali misfatti; Himmler semplificò al massimo le difficoltà burocratiche in modo da poter accelerare le deportazioni. Nell‚assurdità degli eventi, rimane comunque incredibile l‘implicazione di importanti medici, Istituti di Medicina e industrie farmaceutiche. I farmaci contro il tifo dei laboratori I.G. Farben (Bayer) furono sperimentati su prigionieri di Auschwitz, quelli contro la tubercolosi a Dachau e a Neuengamme. In quest‚ultimo caso furono utilizzati 20 bambini fra i 5 e i 12 anni che vennero infettati con il micobatterio della tubercolosi e sottoposti ai più atroci esperimenti. Vennero trucidati per mascherare le nefandezze che erano state commesse. Il dottor Kurt Heissmeyer, uno dei principali responsabili, dopo la guerra si trasferì a Magdeburgo dove fu reputato un grande luminare degli studi sulla tisi fino alla morte. Il Rutenol e il preparato Be 1034, prodotti dalla Bayer, furono sperimentati a Auschwitz, Dachau, Gusen, Lipsia, Sachsenhausen, per curare malattie infettive, fra le quali l‘epatite virale, i cui germi erano stati inseriti preventivamente nelle vittime. Il dottor Helmuth Vetter pubblicò un lavoro a riguardo sotto gli auspici della Bayer. I vaccini della IG Farben (Bayer) e della Bering contro il tifo esantematico furono esperimentati a Buckenwald su prigionieri preventivamente infettati. La Schering Werke inventò e produsse una sostanza per sterilizzare le donne che venne utilizzato dal professor Carl Clauberg nei suoi esperimenti di sterilizzazione di massa. Furono effettuati anche studi sulla malaria e la dissenteria, i primi furono effettuati a Dachau e il 90% delle vittime morì a causa della tossicità dei farmaci mentre solo il 10% per la malaria, quelli sulla dissenteria vennero effettuati ad Auschwitz e il dottor Josef Mengele effettuò la vivisezione diretta dei prigionieri. Gli esperimenti a Buchenwald sulla febbre gialla, che furono effettuati nonostante già esistesse il vaccino, videro coinvolti illustri medici, fra cui il professor Eugen Haagen dell‚Università di Strasburgo, e il governo giapponese. Sotto la guida del professor Karl Gebhardt, capo chirurgo del servizio medico delle SS, a Ravensbruck furono effettuati esperimenti sui sulfamidici; dato l‘interesse prettamente chirurgico di Gebhardt le ricerche vennero condotte in modo tale da dimostrare l‚inefficacia dei farmaci. Furono torturate soprattutto prigioniere politiche polacche, ad alcune furono inferte ferite d‘arma da fuoco, ad altre furono praticate ferite negli arti, ed inserite schegge di legno, frammenti di vetro o entrambi infetti con colture batteriche, talora legando i vasi sanguigni in modo da diminuire le difese locali e permettere un miglior sviluppo batterico. È facimente immaginabile l‚incredibile sofferenza delle sventurate. Gebhardt fece anche altri atroci esperimenti. Venivano tagliate parti di muscoli, nervi ed ossa e studiato il processo rigenerativo. Tagliava parti di ossa e le reimpiantava ad altre prigioniere, arrivò a sostituire clavicola e scapola di una prigioniera con quelle di un‘altra. Furono effettuati innesti incrociati di osso fra sorelle per verificare la rigenerazione fra consanguinei. A Buchenwald Hans Eisele dirigeva esperimenti di vivisezione, Bruno Weber effettuava trasfusioni tra prigionieri di gruppo sanguigno diverso per studiarne gli effetti mortali, Joachim Mrugowski sparava proiettili avvelenati, altri distribuivano veleni negli alimenti e quelli che sopravvivevano venivano uccisi e sottoposti ad autopsie. Furono studiati gli effetti della denutrizione in tutti i modi, il professor Heinrich Bering effettuò uno studio sistematico su prigionieri di guerra russi e ne documentò tutti i passaggi fino alla morte delle vittime. Hans Wilhelm Koning sottoponeva donne sane e disabili ad elettroshock ripetuti ad alto voltaggio. Altri studiavano gli effetti degli psicofarmaci a dosi elevate.
La Luftwaffe e il Deutsche Versuchsanstalt fur Luftfahrt (Istituto Tedesco per le Ricerche sul Volo) commissionarono una serie di esperimenti volti a verificare la resistenza dei piloti alle grandi altezze, al congelamento in caso si fossero dovuti paracadutare in mare e alla potabilizzazione dell‚acqua di mare. Per verificare la resistenza umana al rarefarsi dell‘ossigeno ad alta quota, fu portata una camera di decompressione a Dacau, dove furono valutate le reazioni ad una quota di 12.000 metri ed il tempo di morte. Sempre a Dachau fu costruita una vasca profonda 2 metri per verificare i tempi necessari alla morte per congelamento. Furono fatte indossare ai prigionieri vari tipi di tuta e verificate la temperatura e il tempo impiegato a morire. Altri prigionieri furono esposti in vario modo ai gas bellici, fosfogene ed iprite. Gli esperimenti furono condotti a Struthof-Natzweiler dal professor August Hirt e dal professor Otto Bickenbach, entrambi dell‚Università di Strasburgo e contemporaneamente a Dachau. Fu spalmato il fosfogene sulle braccia delle vittime creando prima ustioni profondissime, successivamente la perdita della vista e infine la morte fra atroci sofferenze. Fu esperimentata l‘urotropina quale antidoto e a tal fine si facevano entrare in una camera a gas coppie di zingari, di cui solo ad uno era stato somministrato l‚antidoto.
Fra gli esperimenti più atroci ricordiamo quelli sui gemelli, in cui Josef Mengele ebbe un‘importanza rilevante. Il professor Hermann Stieve direttore dell‚Istituto di Anatomia dell‘Università di Berlino effettuò esperimenti sugli effetti dello stress sul ciclo mestruale a Ravensbruck e nella prigione di Plotensee. I fratelli Eduard ed Helmuth Wirths effettuarono esperimenti sulle prigioniere di Auschwitz; durante una colposcopia quando trovavano qualcosa di anomalo amputavano tutta la cervice uterina (collo dell‚utero) e la studiavano. La maggior parte delle donne moriva per emorragia.
Gli esperimenti sulla sterilizzazione di massa furono senz‘altro quelli in cui furono torturate il maggior numero di persone. Per comprendere il fenomeno basta leggere alcune lettere. Scriveva Adolf Pokorny, medico plenipotenziario del Reich per il potenziamento del tedesco ad Himmler: „Se si riuscisse il più rapidamente possibile a trovare un modo per provocare in un tempo relativamente breve una sterilizzazione non visibile, avremmo una nuova formidabile arma. Quante prospettive si schiudono al solo pensiero che i tre milioni di bolscevichi attualmente soggetti ai tedeschi possano essere sterilizzati e utilizzati come operai privati della capacità di riprodursi!“ Già dopo la legge sulla sterilizzazione del 14 aprile 1933 erano stati sterilizzati 400.000 cittadini tedeschi reputati indegni di riprodursi, sottoponendo gli uomini a vasectomia e le donne a legatura delle tube; ma il costo era stato troppo elevato (14.000.000 di Reichsmark pari a 5.000.000 di Euro) e proseguire su quella strada parve antieconomico. Quindi la parola d‚ordine fu sterilizzare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile. A tal fine furono inizialmente utilizzate da Carl Clauberg, insigne specialista nella cura della sterilità femminile, sostanze irritanti che venivano introdotte nell‘utero proditoriamente durante una normale visita ginecologica. Fra questi composti uno fu inventato da Johannes Goebel, rappresentante della Schering Werke. Successivamente uomini e donne vennero sottoposte ad Auschwitz ad irraggiamento dei genitali con raggi X. Nel giugno del 1943 Clauberg scrisse ad Himmler una lettera nella quale assicurava che avrebbe potuto sterilizzare 1.000 donne al giorno con l‚aiuto di 10 assistenti. I risultati furono terribili e non vi sono parole per descrivere le sofferenze. (di Paola Franz)
Gli esperimenti „medici“ nei campi di concentramento nazisti – Ricerche sul tifo petecchiale nei campi
Il fatto che gli esperimenti condotti da Ding-Schuler non procedessero come previsto scatenò una vera corsa di altri medici ambiziosi alla ricerca del vaccino definitivo. Uno dei medici più attivi fu il dottor Eugen Haagen dell‘Università di Strasburgo. Haagen si gettò nella ricerca nell‚estate del 1943 ottenendo da Wolfram Sievers un primo gruppo di prigionieri. Il 13 novembre 1943 ne richiedeva altri 100 in buone condizioni fisiche. Gli esperimenti si svolgevano nel campo di concentramento di Struthof-Natzweiler. Haagen ha sviluppato un‘altra idea: Ding-Schuler ha fallito perché i vaccini usati hanno agenti infettivi morti: occorre usare vaccini più forti con agenti infettivi vivi.
I primi esperimenti di Haagen provocarono la morte di 29 prigionieri polacchi. Secondo Haagen si trattava soltanto di tarare meglio la forza del vaccino. Haagen su suggerimento di Gerhard Rose si interessava ora di un vaccino prodotto dall‚Istituto Sierologico di Stato di Copenaghen. Al professore pareva particolarmente efficace grazie alla sua preparazione in fegato di topo. Il „vaccino danese“ venne utilizzato su una trentina di zingari. Sfortunatamente per i prigionieri il preparato danese non era soltanto inefficace ma anche pericoloso: morirono più persone tra i vaccinati che tra i non vaccinati e gli effetti collaterali furono spaventosi. Ma Haagen non si arrese, affrontò il problema diversamente: occorreva forse capire meglio come si sviluppa il tifo petecchiale e quali sono le fasi della malattia.
Perciò 25 prigionieri polacchi vennero infettati e uccisi a diversi stadi della malattia. Ovviamente la scienza medica non fece alcun progresso. Haagen tornò allora sui suoi passi e inventò un suo vaccino stavolta essiccato. I risultati furono promettenti secondo Haagen: su 80 pazienti „soltanto“ 29 morirono e non per il tifo ma per il dosaggio sbagliato del vaccino così il 9 maggio 1944 Haagen richiese altri 200 prigionieri. Alla fine della guerra Haagen non avrà trovato alcun vaccino realmente efficace.
Entra in campo la Bayer e la IG Farben
Se la ricerca su di un vaccino efficace non riuscì a trovare alcun successo non per questo i medici nazisti rinunciarono alla ricerca, semplicemente si applicarono in altro modo: trovare una cura efficace contro il tifo petecchiale. Ovviamente la IG Farben e la Bayer stessa erano molto interessate a questa possibilità. Trovare una cura avrebbe significato vendere quantitativi incalcolabili di medicine all‘esercito. Bisognava fare in fretta e quale migliore scorciatoia che la sperimentazione su esseri umani? Secondo la IG Farben c’erano due prodotti che, forse, avrebbero potuto funzionare: si trattava del granulato di acridina e del ruthenol. I preparati erano già stati spediti ad Auschwitz al dottor Helmut Vetter che, diligentemente, li aveva sperimentati. Il risultato secondo lo stesso Vetter era stato disastroso: i due farmaci erano molto tossici. Alcuni prigionieri avevano avuto in conseguenza della somministrazione di soli 0,25 mg vomito protratto e con dosi più elevate nefriti, broncopolmoniti, flemmoni cutanei, edema della laringe, emorragie intestinali. Però poiché vi era abbondanza di cavie umane si ripeterono gli esperimenti anche a Buchenwald. I risultati non furono però migliori, il tasso di mortalità dei prigionieri infettati e trattati con rutenol fu del 56%, di quelli trattati con acridina del 53%. Un altro fallimento che causò il decesso di altri 62 prigionieri. (di Giovanni De Martis)